CAMAIORE. Nell’ambito di una rassegna di reportage-fotografico che si terrà nel mese di novembre, il Circolo Culturale Thìasos, ha pensato di anticipare l’ appuntamento con un’iniziativa ad essa connesso ma che avesse anche una propria stabilità e indipendenza tematica. I fotografi che presenteranno i loro lavori nel mese di novembre al Thìasos sono: Stefano Morelli, Domiziano Di Figlia, Francesco Vignozzi e Nicola Gnesi.

I 4 reportage affrontano, al fine di sensibilizzare, tematiche legate all’integrazione, al rispetto dei diritti civili e stimolano inoltre la riflessione su alcuni aspetti della convivenza sociale, inter-razziale e inter-generazionale. L’iniziativa “IM4GINE”, che vede il patrocinio del Comune e la collaborazione dell’Assessorato al Sociale, prevede l’affissione di 4 stampe di 3 mt. x 2 mt. per tutto il mese di ottobre, uno scatto significativo a testa tra i 4 reportage, in quattro aree del Centro Storico:

 

 

  • Casa del Fascio di Camaiore ribattezzata “Palazzo Littorio” in P.zza XXIX Maggio;
  • Torre Civica presso P.zza San Bernardino;
  • Museo di Arte Sacra presso P.zza A. Diaz
  • Zona d’angolo “Parco della Rimembranza” presso P.zza Romboni

L’assessore Andrea Carrara ha accolto con soddisfazione questa iniziativa estemporanea e si è mostrato fin da subito disponibile a collaborare. «L’iniziativa è parsa immediatamente coerente con l’impegno e la prospettiva che l’ Assessorato al Sociale vuole avere. Le tematiche che i 4 reportage affrontano, e di conseguenza i 4 scatti che abbiamo scelto, toccano tematiche con cui direttamente o indirettamente ci misuriamo tutti i giorni nella vita sociale; la drammatica situazione socio-economica che il Paese sta affrontando ci fa comprensibilmente concentrare sulla dimensione personale e sulle problematiche individuali, e ci fa dimenticare spesso un elemento come la solidarietà che sta alla base della democrazia ed è colonna portante di un paese civile. Abbiamo per questo scelto 4 zone strategiche del Centro Storico dove collocare le grandi stampe, al fine di irrompere nella vita quotidiana di Camaiore e sensibilizzare l’attenzione della gente su temi come l’ integrazione inter-razziale e inter-generazionale, il rispetto dei diritti civili e un tipo di urbanizzazione ecosostenibile.»

CHI SONO I FOTOGRAFI

I lavori di Francesco Vignozzi e Stefano Morelli sono in qualche modo connessi e contigui. Con “Qualcosa di strano a Lampedusa”, Vignozzi ha documentato la sua esperienza del centro di accoglienza di Lampedusa, dove si affollano le infinite vicende di innumerevoli sbarchi di immigrati e dove si deve registrare una certa distonìa fra il messaggio filtrato dei media e la realtà. Lo strano rapporto tra la singolare generosità e apertura della popolazione di Lampedusa e lo scenario emergenziale e border-line descritto dalle autorità e dagli addetti ai lavori.

Morelli – in “Migrantes” – ha scelto di affrontare un aspetto diverso della medesima esperienza: l’ esplicitarsi delle storie personali di vita e di lavoro di alcuni profughi “dopo” Lampedusa; lo sfruttamento della manodopera e della dignità umana, asciutte vicende dietro cui sta l’affannato tentativo di ritagliarsi uno spazio in un paese che non ti vuole.

Nicola Gnesi – “Speakers for Trayvon” – ha documentato un fatto di cronaca americana che ha avuto implicazioni enormi relativamente al tema della convivenza inter-raziale: l’uccisione per errore di un bambino afro-americano da parte di un vigilante volontario, appartenente ad una ronda di quartiere composta di cittadini comuni. Il 21 marzo 2012, in Union Square a New York, in occasione di “Occupy Union Square”, si è tenuta un’orazione in ricordo di Trayvon Martin che si è trasformata in una manifestazione spontanea contro la violenza e contro l’odio razziale.

Infine Domiziano Di Figlia, con “Stagno”, ha affrontato il delicatissimo tema della industrializzazione non-sostenibile e i suoi effetti culturali sul territorio e sulle generazioni. Ad oggi, l’identità del quartiere di Livorno che ospita tra le varie realtà industriali la raffineria Eni e la Centrale Enel, è divisa tra la virtù degli anziani che lì vivono e risultano gli ultimi depositari del ricordo di un territorio che non esiste più, e lo sgomento e la desolante latitanza dei giovani che vogliono fuggire.

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