LIDO. Il Parco Pitagora è definitivamente del Comune di Camaiore. Si chiude dopo oltre 30 anni una vicenda giudiziario-amministrativo che riguarda uno dei parchi più famosi di Lido di Camaiore, uno dei più apprezzati dai bambini.
L’area infatti – di proprietà della famiglia Garboli – era stata occupata decine di anni fa abusivamente dall’ente pubblico. E oggi, dopo i pagamenti dei danni, e il passaggio di proprietà, il parco diventa effettivamente del Comune.
La questione parte nel 1976, quando il Comune approva un progetto per la formazione di un parco pubblico ed occupa, d’urgenza, alcuni appezzamenti di terreni della famiglia Garboli. Due anni dopo, terminati i lavori, il parco è pronto.
La famiglia Garboli però cita in giudizio il Comune e la vicenda si trascina nelle aule di tribunale per anni fino al 1990 quando il Tribunale di Lucca condanna il Comune di Camaiore al pagamento di oltre un miliardo delle vecchie lire. Da allora il Comune ha sempre gestito quel parco come una sua proprietà.
Qualche mese fa però, a seguito di ispezioni ipotecarie e catastali effettuate dall’ufficio patrimonio, ci si accorge che qualcosa non torna: le aree risultano ancora intestate al conto delle signore Garboli “in quanto – si legge nella determina del dirigente comunale – all’atto del pagamento, non fu proceduto alla stipula del relativo atto di cessione in forma pubblica”.
Non ci fu contratto insomma. Per questo oggi la nuova amministrazione di centrosinistra, “considerando attuale e preminente l’interesse pubblico al
mantenimento del parco pubblico” ha acquisito “al patrimonio indisponibile del Comune di Camaiore i beni immobili occupati e irreversibilmente trasformati per la realizzazione del parco pubblico denominato “Pitagora” sito in Lido di Camaiore via Pitagora”.
“Di fatto – spiega l’assessore al patrimonio comunale Simone Leo – si chiude e mettiamo la parola fine ad una vicenda nata sotto la giunta Dati alla fine degli anni ’70. Si tratta della necessaria trascrizione del passaggio di proprietà nel registro immobiliare”.Marco Pomella
