VIAREGGIO. “Raggiungendo quest’anno il quarantesimo anniversario della mia militanza politica, essendomi iscritto alla Federazione giovanile comunista nel 1973, ed essendo stato un dirigente versiliese dei partiti che si sono succeduti – Pci, Pds, Ds, Pd -, a volte come segretario, sento il dovere, come attuale membro dell’assemblea territoriale versiliese del Pd, di esprimere pubblicamente brevi considerazioni sulla situazione di impasse che il Pd versiliese si trova a vivere in questi giorni alla luce dello svolgimento del proprio congresso e dell’attuale mancata elezione del nuovo Segretario territoriale.” Lo scrive Fabrizio Manfredi, ex assessore all’urbanistica del Comune di Viareggio e oggi presidente del Parco di Migliarino.

“Il Pd anche in Versilia è l’architrave del sistema politico e la nervatura fondamentale della vita democratica ed istituzionale del territorio: è la fondamentale forza di governo versiliese amministrando, oltre alla Provincia, tutti e sette i Comuni con i suoi valenti sindaci ed assessori e guidando, con i propri esponenti, strumenti di particolare rilievo amministrativo come l’Unione dei comuni e la Società della salute.

“Il problema che ha di fronte è quello, come partito, di non schiacciarsi sull’aspetto amministrativo, di reinterpretare il fondamentale ruolo di cerniera tra società e istituzioni, di essere partito-società capace di tradurre politicamente le sofferenze, i bisogni, le aspettative del proprio popolo.

“I congressi hanno visto, sia quelli di natura locale, che quelli per il voto sul Segretario nazionale, la partecipazione di svariate centinaia di iscritti, alcuni magari non proprio provenienti da precedenti esperienze di militanza (ma qui entra in scena un regolamento nazionale un po’ disinvolto che ha permesso l’iscrizione sino all’ultimo momento), che testimoniano comunque la voglia di esserci, di partecipare, di investire nell’esistenza e nel ruolo di un partito come il nostro, come fondamentale strumento democratico.

“I congressi locali hanno espresso nuovi segretari ed organismi dirigenti dei circoli e delle unioni comunali. Promuovendo spesso una nuova leva di giovani e ragazze, comunque una nuova e spesso rinnovata classe dirigente diffusa. Ciò è avvenuto in modo unitario e governato, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità e del pluralismo.

“A livello federale versiliese alcuni esponenti di partito e delle istituzioni locali hanno ritenuto, senza favorire una preliminare verifica al riguardo, di esprimere e di sostenere la candidatura di Giuseppe Dati connotandola come una candidatura di una parte molto legata anche ad una figura di Segretario nazionale. Ad essa, gioco forza, si è contrapposta quella di Agnese Marchetti, espressione di un mondo più variegato sia in termini generazionali (la grandissima parte dei Giovani Democratici) che politici (sostenitori di Cuperlo, di Civati, di Renzi stesso).

“Anche io l’ho sostenuta e la sostengo convintamente per due ordini di motivi: il primo perché, oltre che per problemi di metodo come accennato in precedenza, ritengo la candidatura di Dati profondamente inadeguata ed inopportuna essendo stato lui già segretario versiliese dell’allora Ds per sei lunghi anni – dal 1999 alla fine del 2004 – con esiti tutt’altro che positivi ed essendo stato, in questi ultimi dalla nascita del Pd, molto ai margini dell’impegno e della vicenda politica, ed il secondo perché Agnese è una giovane donna di 27 anni piena di idee, di entusiasmo e di esperienze già compiute sia a livello massarosese che versiliese, e che incarna il vero rinnovamento di cui abbiamo bisogno.

“Non essendo stato eletto nessun segretario tramite il voto nei circolo, ed avendo avuto il ballottaggio un esito paritario, mi sento di proporre le seguenti vie di uscita dalla situazione: la prima riguarda il possibile passo indietro che Dati potrebbe fare, non avendo egli alcun titolo in più di Marchetti, lasciando spazio dopo i tentativi compiuti ad energie nuove che Agnese può esprimere direttamente, senza tutele di sorta, in un’accezione di gestione unitario del Partito che è pienamente nelle sue corde.

“La seconda è quella di riconvocare celermente l’assemblea territoriale e far riesprimere i membri di essa, auspicando un esito risolutivo. L’ipotesi fatta balenare di una forma di commissariamento la vedo infine molto problematica e poco percorribile in termini statutari, essendo stato fatto un congresso valido che ha eletto un’assemblea territoriale nel pieno delle sue facoltà e che in teoria con una forma commissariale dovrebbe essere sciolta o inibita.”

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