Appuntamento numero 15, dopo l’uscita speciale per il Capodanno sotto le lenzuola, con DA UOMO A UOMO, la rubrica di Versiliatoday dedicata alla sessuologia, all’andrologia e all’urologia, curata dal dottor Luca Lunardini. Oggi ci parla di Psa: serve davvero a scoprire il cancro della prostata?

PSA: MA SERVE DAVVERO A SCOPRIRE IL CANCRO DELLA PROSTATA?

 Quando, un tempo, entravi in un bar di una qualsiasi periferia (e non solo), tendendo un po’ gli orecchi, potevi ascoltare il solito gruppetto di arzilli pensionati chiacchierar di calcio o politica e, magari, di qualche avventura romantica più o meno lontana nel tempo.

Oggi è quasi più facile sentir disquisire di prostata e sopratutto di una magica e tenebrosa sigla: il PSA.

Cerchiamo di capirne assieme qualcosa di più

PSA: cos’è e perché si misura

Il PSA, acronimo di Prostate Specific Antigen, italianizzato in Antigene Prostatico Specifico, è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata.

Piccole concentrazioni di antigene prostatico sono normalmente presenti nel sangue di tutti gli uomini e si possono valutare tramite un semplice esame del sangue.

Cause PSA elevato

Ci fu grande entusiasmo, nel mondo scientifico, quando, nel 1979, venne isolata e quantificata, per la prima volta nel siero umano questa proteina, ma oggi alla luce di quanto detto, l’interpretazione dei valori ematici di PSA è materia assai complessa ed in costante evoluzione, che è bene riservare all’ urologo.

Difatti alti livelli di PSA si riscontrano non solo per il cancro della prostata ma in molte altre condizioni come l’ ipertrofia prostatica benigna e varie forme di prostatite. I valori di PSA aumentano anche con l’aumentare dell’età, nella convalescenza di alcuni tipi interventi chirurgici alla prostata, dopo inserimento di un catetere vescicale o dopo esami diagnostici specifici (come l’esplorazione rettale, la cistoscopia, la biopsia prostatica, la retto- e colon-scopia).

Anche l’attività sessuale ed il ciclismo sportivo possono aumentare nelle 24 ore successive il valore del PSA.

Ecco perché il prelievo del sangue deve essere evitato nei giorni successivi alle situazioni sopraricordate che in alcuni casi (esami diagnostici invasivi sopratutto) possono aumentare notevolmente i valori di PSA (dopo biopsia prostatica si possono registrare incrementi fino a 50 volte, con lento ritorno alla normalità nei 30-60 giorni successivi).

Una curiosità: al contrario pare che l’obesità è stata messa in relazione ad un abbassamento del PSA circolante.

Valori di PSA e tumore alla prostata

Il dosaggio del PSA nel sangue ha un basso grado di specificità: quando i suoi livelli superano una certa soglia (> 4 ng per ml di sangue) probabilmente qualcosa non va a livello della prostata, ma in assenza di ulteriori indagini diagnostiche è impossibile stabilire con certezza la benignità o la malignità della condizione.

tPSA

(ng/ml)

Probabilità di riscontrare un tumore prostatico
0-4 10% (nel 90% dei casi si tratta di una forma organo confinata)
4-10 Solo nel 25% (nel 70% dei casi si tratta di una forma organo confinata)
> 10 50% (nel 50% dei casi si tratta di una forma organo confinata)

In riferimento al tumore prostatico, il dosaggio del PSA restituisce in effetti spesso falsi positivi. Si tratta di quei casi in cui elevati valori di PSA fanno ipotizzare l’esistenza di un cancro alla prostata, successivamente smentita dai vari accertamenti (visita+eco+biopsia). In altre parole, il riscontro di alti livelli di PSA non è sufficiente per porre diagnosi di tumore alla prostata, specie negli uomini più anziani.

Se il sospetto di tumore viene confermato da altri esami diagnostici, il dosaggio del PSA rappresenta, piuttosto, un buon indicatore dell’estensione tumorale. In particolare, quando il PSA è solo lievemente aumentato o addirittura normale è improbabile che il tumore sia molto esteso.

La maggior parte degli uomini con elevati valori ematici di antigene prostatico specifico non è affetta da cancro. Dati alla mano, solamente il 30% dei pazienti sottoposti a biopsia prostatica (dopo riscontro di PSA elevato) è effettivamente portatore di un cancro alla prostata, mentre un quarto dei soggetti colpiti da questa forma di tumore non mostra significativi aumenti del PSA.

Il monitoraggio dell’antigene prostatico specifico risulta invece utilissimo per valutare la risposta del paziente alla terapia intrapresa (ad esempio la terapia ormonale in un cancro di prostata), che quando è positiva si accompagna ad una riduzione dei valori di PSA.

Il monitoraggio periodico del PSA è molto importante. Misurazioni ripetute possono infatti aiutare a differenziare le forme benigne da quelle maligne, tanto più probabili quanto più rapido è l’incremento dei valori. In partica, talvolta, è più importante il suo andamento nel tempo piuttosto che un singolo valore un po’ elevato.

Altri elementi possono aiutare l’interpretazione del PSA come il cosiddetto PSA-Libero, o la PSA-Density, o la già ricordata PSA-velocity, ma non appesantiamo la riflessione con troppi dati tecnici. Diciamo solo che questi elementi aggiuntivi servono (assieme alla visita e alla ecografia) all’urologo per meglio interpretare il valore ottenuto, proprio perchè insufficiente da solo a fare una diagnosi.

Bisogna, cioè, evitare pericolosi “fai da te”, non facendosi prendere da inutile panico per qualche punto in più della norma.

Di fronte ad un rialzo del PSA, sarà il medico che prendendo in esame tutta una serie di elementi, indirizzerà il paziente verso specifici esami diagnostici (fondamentalmente la biopsia prostatica), trattamenti personalizzati (ad esempio terapie antiinfiammatorie se si sospetta una prostatite all’origine dell’innalzamento del PSA) od un semplice monitoraggio periodico (abbiamo già visto che talvolta è più importante l’andamento nel tempo che non un singolo valore anche se oltre soglia).

CONCLUDENDO:

il PSA non è la diagnosi di cancro! ma solo uno dei tanti elementi a disposizione del Medico per studiare il paziente.

Ecco perché, innanzitutto, occorre fare il dosaggio del PSA solo quando è necessario.

Secondo le linee guida dell’Associazione degli urologi italiani è opportuno eseguire il dosaggio solo dopo i 50 anni e in particolare se c’è familiarità diretta o quando si soffre di disturbi urinari.

In pratica se c’è un nonno, uno zio, un padre che ha avuto il tumore alla prostata il controllo del Psa andrebbe eseguito una volta l’anno tra i 50 e i 70. In caso contrario, sempre tra i 50 e 70 anni, basta farlo una volta ogni quattro anni. Inoltre dopo i 70 anni, certamente dopo gli 80, il test potrebbe risultare poco utile, perché possono risultare eccessivamente invasivi e dolorosi eventuali interventi chirurgici. La malattia infatti progredisce lentamente e influisce poco sulle aspettative di vita.

Insomma il PSA è un esame importante ma che da solo dice davvero poco.

Il trovarlo più alto del solito non deve scatenare panico, né terrore ma solo farci andare serenamente dall’Urologo per scoprirne, assieme, la causa, che, fortunatamente, solo poche volte finirà per essere il “male del secolo”.

… Medico ricordati: Curerai a volte, Allevierai spesso, Conforterai sempre…”

E. Trudeau

*

Il DR. Luca Lunardini è Medico-Chirurgo, Specialista Urologo con incarico di Alta Specializzazione in Andrologia, è dirigente medico presso la Unità Operativa di Urologia della A.S.L. 12 Versilia.  Il Dr. Lunardini è contattabile per qualsivoglia approfondimento via email al seguente indirizzo: [email protected]

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TAG:
andrologia da uomo a uomo luca lunardini sessuologia

ultimo aggiornamento: 04-01-2014


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