VIAREGGIO. “Allora, notizie dal Comune?” “Dicono che ormai la bomba è scoppiata…”. Un giornalista indica una fotografia che raffigura il carro di Arnaldo Galli del 1973, intitolato “Guerra e pace” ma ribattezzato – ben appunto – ‘La bomba’: “Quale, quella bomba?” “Eh, magari!”. Negli uffici della Fondazione Carnevale cala il silenzio. Un mutismo che rivela perplessità, timori, stordimento. Ma non la voglia di deporre le armi: “No, non posso pensare di dire che il Carnevale muore”, esordisce Stefano Pasquinucci, presidente della Fondazione.

Niente dimissioni. Già: ‘Carnevale muore’ lo diceva il compianto Brunello Romani per annunciare la fine dei corsi mascherati e l’arrivederci all’anno successivo, non certo la scomparsa del Carnevale dalla geografia – in verità striminzita – delle grandi manifestazioni viareggine. Un’eventualità che nemmeno Pasquinucci vuole prendere in considerazione.

Foto Paolo Mazzei / Fotomania
Foto Paolo Mazzei / Fotomania

Il numero uno di Palazzo delle Muse non lo nega: il primo pensiero balenato per la mente è stato quello di dimettersi. “Ma non risolverebbe il problema”, spiega Pasquinucci, che si rivolge così alla massima assemblea cittadina: il consiglio comunale. “Vogliamo che i consiglieri dicano urgentemente che bisogna salvare il Carnevale, e con esso tutta la città. Perché è in quella sede che viene votato il bilancio comunale e tutto quello che riguarda i contributi a una manifestazione che ha dimostrato di funzionare, di essere viva e di portare benefici alla città”.

Un paio di domande. Anche un alieno si renderebbe conto che i rapporti tra Comune e Fondazione si sono oramai incrinati: Pasquinucci si definisce un presidente “nominato ma non scelto dal sindaco”, parla di “carenza di rispetto dei ruoli” e soprattutto rimprovera al primo cittadino Leonardo Betti di aver detto che non ci sono soldi per il Carnevale alle telecamere di Noi Tv ancor prima che ai consiglieri di Palazzo delle Muse.

Eppure, aggiunge Pasquinucci, “di garanzie sul milione e 400mila euro ne abbiamo ricevute. Parlo di garanzie personali, a mio avviso le più importanti, da parte del sindaco e di vari assessori. Garanzie politiche, dichiarazioni in tv e alla stampa. Finiti i corsi mascherati il contributo per il 2014 non è mai stato messo in discussione, addirittura si parlava di un milione e 200mila euro per il 2015 e non più di un milione e 100mila”.

foto Marco Pomella
foto Marco Pomella

Il vertice di stamani in municipio è ruotato attorno a due interrogativi: quando il Comune intende saldare il contributo di un milione e 400mila euro relativo all’edizione 2014 – ma anche quanto sborserà alla fine – e quando verrà stanziato, e in quali modalità, per il Carnevale che verrà? Il responso della giunta spiazza Pasquinucci: “Il Comune è più che in dissesto, ne riparliamo a ottobre. Per il 2014 non sappiamo ancora quanto daremo, per il 2015 il contributo verrà visto alla luce del piano di risanamento dei debiti del Comune”.

Bye bye Fondazione? “Tutto questo è inaccettabile. Lo Statuto della Fondazione dice che noi dobbiamo approvare sia il bilancio consuntivo che quello preventivo entro il 30 settembre, quindi chiuderemmo con un grosso disavanzo. E poi saremmo fuori tempo massimo per predisporre il bando di concorso, per firmare i contratti con i carristi, per organizzare le sfilate. Per tutto, insomma”.

Da qui l’appello al consiglio comunale. Anche se radio municipio dice che in pochi firmeranno la mozione presentata da Alessandro Santini, esponente di Forza Italia e predecessore di Pasquinucci a Palazzo delle Muse. E, in fondo, rimane pur sempre una mozione…

Qualcuno mormora: sarà mica una mossa per indurre gli attuali consiglieri a dimettersi e arrivare così sciogliere la Fondazione? D’altro canto – si ricorderà – lo stesso Betti ai tempi delle primarie si domandava se questa fosse effettivamente lo strumento migliore per gestire il Carnevale. “Il Comune è libero di farsi carico in prima persona dell’organizzazione dei corsi mascherati, come avviene a Nizza”, conclude Pasquinucci. “Per me sarebbe uno sbaglio. E se Betti mi vuole mandare a casa lo dica apertamente: io mi ritiro senza creare problemi. Ma se io mi dimetto devono farlo anche lui, Bertoli, Dal Pino, Romanini…”.

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