VIAREGGIO. “Ad un popolo a cui manca l’indispensabile non si può togliere anche il superfluo”: così si diceva della gente di Napoli negli anni Ottanta, quando la squadra di calcio trascinata da Diego Armando Maradona conquistò due scudetti e regalò ai partenopei intensi momenti di gioia che, seppur temporaneamente, facevano dimenticare i mille problemi della loro città. Un quarto di secolo dopo, un analogo ragionamento potrebbe essere fatto per i viareggini: in tempi di crisi e di ristrettezze ed incertezze economiche non si può pensare di togliere il Carnevale ed il suo carico di allegria.

Lo si è capito, se mai ce ne fosse ancora bisogno, ieri sera (14 agosto), quando una folla oceanica si è riversata sui viali a mare per assistere alla grande notte del Carnevale estivo. C’è, tuttavia, una differenza rispetto al paragone tracciato poc’anzi: se il pallone a Napoli poteva essere considerato superfluo, il Carnevale per Viareggio è l’indispensabile.

Su questo anche il commissario prefettizio Domenico Mannino è stato chiaro. E le migliaia di viareggini e turisti accorsi in Passeggiata confermano come Burlamacco sia come i jeans: non passa mai di moda. Qualcuno borbotta: “Possibile che Viareggio non sappia offrire nient’altro che un Carnevale fuori stagione per Ferragosto?”. Verrebbe da ribattere: “Per fortuna c’è quello, altrimenti il programma degli eventi sarebbe miseramente vuoto.” Eppure, al tempo stesso, quella di ieri non è stata una serata proprio memorabile.

Cosa ha funzionato. Diversamente dall’edizione invernale, il Carnevale estivo è stato fortunato sul piano meteorologico: i tre carri di prima categoria – nell’ordine: “Phoenix” di Luigi e Uberto Bonetti, “Santo subito!” di Gilbert Lebigre e Corinne Roger e “2012: un solo futuro, il passato” di Massimo Breschi – hanno lasciato la Cittadella sotto un cielo terso, mentre il sole, affogando all’orizzonte, regalava un tramonto mozzafiato. Parafrasando i tabellini delle partite di calcio, era una giornata perfetta per un corso mascherato.

Foto Simone Pierotti

Come già era avvenuto un anno fa, il popolo di Burlamacco ha raccolto l’invito. Tantissimi figuranti sono tornati a distanza di mesi sulle pedane dei giganti di cartapesta, scortati da festosi gruppi mascherati. Ma i volti sorridenti di chi, adulti o bambini, per strada o affacciati dai terrazzi di Città Giardino, ha seguito il passaggio dei carri sono stati, indubbiamente, l’immagine più bella della serata.

L’entusiasmo dei figuranti, poi, è stato tangibile. Quando la corrente è saltata ed ha zittito l’impianto audio di un carro – ne parliamo qualche riga più sotto -, le maschere hanno proseguito la musica interrotta cantando a squarciagola, vedi i cori per i giocatori del Viareggio al Principe di Piemonte o il “Magica Viareggio” intonato qualche metro più avanti.

Da notare, inoltre, i flash delle macchine fotografiche e, soprattutto, di iPhone e Blackberry che hanno immortalato i giganti di cartapesta. Nell’era del digitale la promozione si fa (anche) sul web: le decine di foto subito condivise su Facebook, Instagram e Twitter altro non sono se non pubblicità gratuita per Viareggio ed il suo Carnevale.

Abbastanza limitato, infine, il numero di auto in sosta vietata rimosse dal carrattrezzi: ne sono state portate via una quindicina. Ma non mancheranno le polemiche per le multe fioccate, soprattutto lungo la via Buonarroti già dal primo pomeriggio.

Cosa non ha funzionato. Bagno di folla e visi distesi, certo. Ma anche tanti, troppi disguidi. La partenza in ritardo rispetto alla tabella di marcia – alle 20.50 anziché alle 20.30 – dagli hangar della Cittadella non era evidentemente un buon segno.

Foto Simone Pierotti

I problemi sono iniziati al Principe di Piemonte, dove era in programma la presentazione dell’Esperia Viareggio: qui il carro dei fratelli Luigi e Uberto Bonetti, che faceva da apripista della carovana, ha dovuto fronteggiare i primi guasti. E che guasti: saltata la corrente, la costruzione è rimasta al buio ed in silenzio. Proprio sul più bello, proprio quando c’era da chiamare giocatori e dirigenti bianconeri.

Dopo altre interruzioni della corrente, dovute ai filtri sporchi del generatore, il primo carro è giunto in piazza Mazzini alle 23.15. Ancora qualche minuto per effettuare le dovute manovre e, mezz’ora dopo rispetto all’orario previsto, è iniziata la cerimonia di premiazione dei carristi e dei mascheratisti vincitori. E questa si è rivelata la seconda nota dolente della serata.

La scaletta del cerimoniale è stata modificata all’ultimo istante, visto il ritardo accumulato. Alcuni carristi, vedi la coppia Lebigre-Roger, hanno ricevuto il premio accompagnati dai loro figuranti o, come nel caso dei fratelli Cinquini, hanno deciso di mandare le loro maschere a ritirarlo. Sul palco, complice l’assenza di addetti alla sicurezza, sono saliti gruppi fin troppo numerosi che hanno intasato l’unica scala a disposizione e, inevitabilmente, rallentato una serata già costretta a rincorrere il tempo.

Dalla parte opposta di piazza Mazzini, gli altoparlanti sono rimasti silenziosi: il pubblico vedeva, insomma, che alcune persone parlavano sopra un palco, ma non capivano cosa stessero facendo. Alcuni spettatori, convinti che la festa fosse finita, si sono avviati verso casa. E invece, nelle intenzioni, il meglio doveva ancora venire.

Foto Simone Pierotti

Probabilmente, sarebbe stato più saggio svolgere la cerimonia di premiazione – andata in scena dopo innumerevoli tentativi, tutti saltati dopo che i carristi avevano annunciato di non presentarsi – prima dell’arrivo dei carri in piazza Mazzini, in modo da non dover staccare la musica proprio quando il pubblico stava iniziando a divertirsi.

Poco prima dell’una di notte, la carovana ha iniziato il rientro alla Cittadella, lungo il viale a mare ormai deserto. Dalle casse sulla costruzione della fenice è riecheggiata nuovamente della musica, ma la corrente è saltata ancora una volta dopo pochi minuti. Nulla da fare.

Alessandro Santini, presidente della Fondazione Carnevale, auspicava una serata ben diversa. “Se non ci fossero stati questi intoppi sarebbe stato un successo”, commenta. “Il pubblico era numeroso, la promozione comunque c’è stata.”

Adesso resta da capire se ai turisti è stata promossa la spettacolarità dei giganti di cartapesta o la catena di guasti e imprecisioni, figlia di un’organizzazione approssimativa e pressappochista.

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+ “Fateci spazio”, l’appello dei fratelli Cinquini

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