“La ragazza A” (A. Dean, Ed. Einaudi 2021)

Trama

“La ragazza A” è un dramma psicologico familiare di un’infanzia negata fatta di orrori e violenze.

Lex è un’adulta affermata che cerca di dimenticare il suo passato fino a quando, con la morte della madre e la conseguente gestione della casa ereditata, Lex dovrà di nuovo fare i conti con il dolore del passato, con le cicatrici che ancora bruciano nel suo spazio emotivo e con i sei fratelli. Nel tentativo di trasformare la casa da incubo in un luogo di serenità, Lex dovrà imparare ancora a accogliere le violenze remote e riappacificarsi con “la ragazza A” che è stata, definizione con cui era indicata al momento della fuga da casa.

Note al margine

“La ragazza A” è un romanzo sconvolgente per i temi trattati, la crudezza narrativa e la potenza dell’analisi psicologica che Abigail Dean mette a frutto grazie alla sua personale e convincente scrittura. Molti sono i temi che emergono nella storia: l’infanzia e la violenza, l’emarginazione sociale, i rapporti malati tra i familiari, l’esasperazione morale travestita da dogmatismo religioso.

Il libro è tagliente ma c’è sempre una nota morbida dedicata alla sopravvivenza che calibra gli orrori narrati e su cui non si può chiudere gli occhi. Lo stile narrativo, caratterizzato da una grande complicità con il lettore grazie a indizi disseminati nei capitoli e rivelazioni graduali. Inoltre l’alternanza di lunghi flashback con l’attuale storia di Lex, da un lato tiene alta l’attenzione dall’altro è un climax che solo nella parte finale si svela completamente. La violenza fisica e psicologica pervade ogni pagina e arriva al lettore come un uragano. Alcuni dei tratti riportati nella storia sono ispirati a vicende realmente accadute. Abigail Dean, membro dello staff legale di google, si afferma con forza nel panorama narrativo per la capacità di maneggiare con la scrittura temi così attuali e scottanti e per un’abilità nella costruzione narrativa che emerge in modo indiscutibile.

Il libro in una frase

“Non mi conoscete, ma la mia faccia l’avete vista. Nelle prime foto ci tempestavano di pixel dalla vita in su: perfino i capelli erano oscurati, nel timore che qualcuno potesse identificarci”.

Erika Pucci

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