“Questa gara a creare tante armi di distrazione di massa dai reali problemi delle comunità di mezza Italia – un’Italia di scuole da curare, famiglie da sostenere, strada da asfaltare, depuratori da costruire, ambienti da risanare -, sport tanto di moda in politica, non mi appassiona.
Non mi piace chi risponde con una solita e sterile litanìa: “quelli sono solo/tutti razzisti”.
Non è tanto il tema dei rifugiati a preoccuparmi quanto l’epoca dei mancati diritti, nella quale viviamo: ci sono ancora abissali questioni irrisolte per garantire diritti a tutti eppure esiste qualcuno che guarda ai colori della pelle per non far vedere le grandi disuguaglianze che affliggono ancora la nostra società.
“Io non sono razzista.
Invece, proprio all’opposto, – per educazione familiare ricevuta, fede cristiana e per convinzione politica che il razzismo abbia dato abbastanza prova di sé coi forni e i numeri tatuati sulla pelle – posso definirmi fortemente preoccupato.
“Non gioco sulle parole: parlare alle preoccupazioni è lecito, metter su la fabbrica delle paure è inaccettabile, irresponsabile e dannoso.
“Ecco: il teatrino messo su dalla Lega Nord il 7 settembre scorso, insieme al suo candidato sindaco, l’altra sera in consiglio comunale, mirava a ritrarre una Camaiore razzista, pronta a cacciare l’invasore, magari armando qualche mano incosciente.
Eppure, solo una decina di quei 25 uomini e donne erano lì con intenti di discriminazione. Poi è chiaro che un manipolo di razzisti ha preso la scena, con aggressività verbale e offese, e ha fatto quel che ha fatto, politicamente coperto da chi ha ricondotto lo svilente episodio a un problema di gestione del Consiglio Comunale.
Eppure, conosco alcuni di quei volti ed erano volti che, come me, sono preoccupati ma non certo razzisti.
Un conto è la preoccupazione, cui la politica deve dare risposte.
Un conto è il razzismo, che la politica deve combattere e annientare.
“Non è da razzisti chiedere al Comune quanti migranti ci sono.
E’ da razzisti sparare numeri a casaccio per spaventare la gente e dire che siamo invasi.
“Non è da razzisti chiedere dove sono i migranti.
E’ da razzisti dire che sono ovunque e che ci rubano lavoro, casa, mogli, figlie…
“Non è da razzisti chiedersi quale futuro attende la nostra società.
E’ da razzisti dire che chi accoglie vuol far morire gli italiani e farli estinguere.
“Non è da razzisti aver previsto menu delle mense scolastiche che rispettino diete, religioni, convinzioni.
E’ da razzisti dire che tutti devono mangiare carne di maiale e adeguarsi ai gusti di questo o quello.
“Non è da razzisti fare un progetto di accoglienza basato su numeri precisi e non infiniti.
E’ da razzisti dire che non si deve accogliere sennò non si sa che fine faremo se iniziamo a farlo.
“Non è da razzisti accogliere e poi dire che non c’è più posto.
E’ da razzisti dire che non si accoglie nemmeno se ci fossero gli spazi.
“Non è da razzisti pensare che tutti hanno diritto ad avere un paio di mutande, una doccia, un po’ di sapone e un piatto di pasta, contraccambiando con lavori utili per la comunità che accoglie.
E’ da razzisti pensare che i rifugiati vadano emarginati, sistemati lontano dai centri storici, magari messi ai lavori forzati con la palla al piede e con la frusta dietro.
“Non è da razzisti preoccuparsi per i diritti di tutti coloro che, residenti da generazioni o rifugiati, abitano una terra.
E’ da razzisti mentire dicendo che i rifugiati hanno più fortuna e diritti di chiunque altro.
“Non è da razzisti pensare che un giorno i rifugiati possano tornare nel loro Paese, quando la politica internazionale sostenga democrazia e lotta alla povertà.
E’ da razzisti dire che devono tornare a casa senza dire che nei loro Paesi ci sono guerre, dittature, carestie, cambiamenti climatici che minacciano la vita di chiunque.
“Non è da razzisti chiedere di controllare e vigilare sulle persone che abitano o vivono un territorio.
E’ da razzisti alimetanre l’idea che le ronde o lo squadrismo siano la risposta che manca e che lo Stato dovrebbe dare.
“Non è da razzisti lamentarsi perché lo Stato non fa abbastanza per far conoscere i numeri delle minoranze o dei rifugiati.
E’ da razzisti pensare che chi è sconosciuto vada sempre marchiato per renderlo visibile come diverso, magari con una stellina colorata addosso.
“Non è da razzisti farsi delle domande perché preoccupati.
E’ da razzisti darsi e dare agli altri risposte con l’unico intento di spaventare, incrementare sentimenti di odio, mettere paura e poi inventarsi soluzioni che danno sicurezza in cambio di meno libertà e meno privacy.
“Nessuno potrà darmi del razzista perché, preoccupato, mi faccio domande; chi lo fa pone, a sua volta, le basi della discriminazione.
Ma nessuno pensi di trasformare le preoccupazioni in paure solo per aprire le fabbriche della discriminazione e provare a produrre consenso per progetti che limitano libertà di pensiero, religione, movimento, orientamento sessuale.
Questi sono due modalità estremiste e manichee, che distraggono da reali problemi e distruggono le comunità.
“Chiunque giocherà a dividere, troverà la ferma risposta della comunità più moderata e di buonsenso di cui mi sento parte, che crede ancora che, nella legittima preoccupazione, ci debba essere spazio per l’integrazione e per diritti degli uomini e delle donne tutti i figli di questo Paese, da quelli che ci sono nati a quelli che ci arrivano nel corso della vita”