Lungo petalo di mare (I. Allende, Feltrinelli, 2019)

 

Nuove navigazioni, pensò. E così fino alla fine.

Isabel è tornata ed è tornata con un romanzo complesso ispirato a una storia vera in cui i destini della storia umana e quelli personali si intrecciano in modo accidentale, talvolta poetico, altre volte crudelmente.

Al centro delle vicende raccontate dalla fuoriclasse cilena c’è proprio il suo paese d’origine, il Cile, quel lungo petalo di mare e di neve e che il poeta massimo Neruda cantò con questa definizione. E Neruda ha un ruolo fondamentale nel romanzo della Allende. La storia prende avvio dalla guerra civile spagnola nel 1938 ed ha per protagonisti i giovani Victor, laureando in medicina, e Roser, giovane pianista. Di navigazione in navigazione, di paese in paese, riusciranno grazie al Winnipeg, l’imbarcazione predisposta da Neruda per far rifugiare gli spagnoli, ma non solo,  in Cile all’alba del nazismo, fino ad arrivare nell’agognata Terra Promessa. Talvolta però la storia non si accontenta e allora per i due protagonisti sarà ancora, qualche decennio dopo, tempo di nuove partenze a causa della dittatura cilena. Al centro del romanzo della Allende c’è il tema dell’esilio, dello sradicamento che la stessa autrice ha vissuto in prima persona e che, con la sua forza narrativa, riporta al centro di una storia quanto mai attuale e urgente.

Isabel Allende è una delle autrici che stimo maggiormente e di cui ho letto con cura ogni pubblicazione, talvolta anche in lingua originale. Ho seguito con attenzione e passione il suo percorso artistico e umano e anche le evoluzioni e i cambiamenti narrativi in cui si è cimentata sperimentando, con coraggio e curiosità, generi, stili e pubblichi diversi.

In “Petalo di mare” troviamo i punti di forza della Allende: la passione, una scrittura autentica e debordante, l’umanità nel trattare certi temi e certe storie, i temi politici, la stupenda incertezza e imprevedibilità dell’amore, il rigore storico nella ricostruzione delle vicende, una gioiosa voglia di vivere malgrado tutto. Il romanzo è molto complesso, i capitoli sono lunghi e la cornice storica richiede autentica attenzione. Eppure, sebbene la materia trattata sia complessa, Isabel Allende sa renderla stimolante, coinvolgente, soprattutto quantomai attuale. E forse questo è il tratto che maggiormente ho apprezzato nel lavoro dell’autrice sudamericana. Molto interessante la vicenda di Neruda, premio Nobel per la letteratura, e del sovvenzionamento al Winnipeg, un tassello storico poco conosciuto. Ho avvertito tuttavia la mancanza dell’ironia che spesso ha contraddistinto i più grandi successi di Isabel e che ha caratterizzato gran parte della sua cifra autoriale. Probabilmente la vastità del tema e l’accuratezza con cui è stato trattato ha richiesto un registro diverso dal solito. Il libro è davvero da leggere perché scritto con grande passione e abilità, racconta vicende storiche importanti, ci porta dinanzi ai rischi e alle problematiche di oggi, esilio e sradicamento in primis, permettendoci così uno sguardo più ampio sul nostro presente.

Eppure, le radici del mio sogno sono qui, questa è la dura luce che amiamo”.Pablo Neruda, “Ritorno” in “Navigazioni e ritorni”

(In collaborazione con libreria “La Vela”, Viareggio)

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